THALASSA - Edizione I - 2013


THALASSA
Edizione I
4/5/6 Aprile 2013

ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA

di Antonio Ciarletta*

Non senza una discreta dose di tafazzismo, una fetta consistente del giornalismo musicale nostrano sostiene da tempo un concetto apparentemente inattaccabile: la marginalità del rock in salsa tricolore. In effetti, la visione storicistico-evoluzionista in cui per anni è rimasta impantanata buona parte della critica italiana, non poteva che prendere atto dell’ininfluenza del rock patrio sullo sviluppo dei maggiori trend internazionali. In quest’ottica i casi dello spaghetti prog e dell’hardcore peninsulare di metà anni Ottanta, sono da considerare come situazioni isolate volte alla reinterpretazione spinta di linguaggi allogeni. Eccezioni che confermano la regola certo, tuttavia in taluni segmenti dell’underground italiano l’eccezione sembra oggi più che mai farsi regola. 

A determinare la condizione di non lateralità del nostro “frastuono più atroce”, principalmente un paio di concause: innanzitutto la globalizzazione dei suoni e delle relazioni determinata dall’avvento di internet, in secondo luogo l’abbandono dell’ortodossia rockista da parte delle frange più illuminate della critica italiana. A dire, anche retroattivamente si è iniziato a considerare il rock alla luce dei suoni “altri” che lo hanno contaminato. Microstorie queste - dalla contemporanea all’elettronica sperimentale, passando per la library music più audace - che nel corso dei decenni hanno visto i nostri connazionali non subire ma, anzi, dettare modelli di riferimento. 

Gli anni Zero sono trascorsi all’insegna di una grande vitalità nel campo rock e degli altrisuoni made in Italy. Nel numero 275 di The Wire, a riassunto dell’annata discografica 2006, John Dale sentenziava: “Quest’anno gli italiani hanno dettato legge, con gli album eccelsi di ¾ Had Been Eliminated, Andrea Belfi, Renato Rinaldi, Stefano Pilia, Giuseppe Ielasi e l’etichetta Die Schachtel”. Ma il decennio appena trascorso ci ha regalato dell’altro. In quest’ultimo quinquennio, soprattutto, sono giunte a maturazione una serie di istanze che hanno determinato la nascita di una sensibilità comune, definita “italian occult psychedelia”.

E’ bene precisare subito che non esiste un suono occulto, psichedelico e italiano, sostenere ciò significherebbe fare un torto a musicisti di valore che da tempo portano avanti, ognuno per sé, una proposta orgogliosamente indipendente. Esiste invece un approccio convergente, un modo di intendere la musica che si è incardinato su un insieme di riferimenti comuni. Il decennio Zero è stato caratterizzato, in parte, dalle musiche della memoria. Hauntology e hypnagogic pop hanno elevato il ricordo alla dimensione di propulsore creativo. Da noi è accaduto qualcosa di simile, nel senso che l’italian occult psychedelia si è delineata come una sorta di hauntology tricolore, ossia come motore di riattivazione di una memoria collettiva quintessenzialmente italiana. 

I tratti di questo passato condiviso, facciano essi capo a narrazioni o situazioni del reale, coprono un campo non sempre centrale all’interno del continuum della cultura alternativa. Ecco allora riemergere prepotentemente l’immaginario dei film di genere all’italiana - cannibal movie, gialli, mondo movie, spaghetti western - e le relative colonne sonore. Quel folklore popolare violento, oscuro, esoterico così ben tratteggiato nei saggi di un Ernesto De Martino e nei documentari di un Luigi Di Gianni, ma anche ansie relative all’età del terrorismo e quel rovescio della medaglia della dolce vita felliniana incarnato dai personaggi di Pasolini. O, ancora, un misto di cattolicesimo e cristianità gnostica fagocitato da ferali istintualità pagane. Questo coacervo di memorie così ponderose continua a infestare il presente, al punto da suggestionare una vasta gamma di artisti, basti vedere le tante operazioni retrologiche in atto nel cinema italiano. 

La wave dell’italian occult psychedelia ha interiorizzato dette suggestioni, e le ha risputate fuori con un sovraccarico tensivo prodotto dall’impiego di suoni - dal krautrock al blues passando per l’Africa e il Medio Oriente - nervosi, cupi, deflagranti. Ne sono scaturite musiche eccellenti, in taluni casi originali come da tanto non se ne sentivano in Italia. Non è un caso se - citando esclusivamente il gotha della critica internazionale - Julian Cope, Simon Reynolds, The Wire, Fact Magazine, Tiny Mixtapes, Foxy Digitalis hanno parlato di alcuni dei gruppi dell’italian occult psychedelia in termini estremamente positivi. Adesso si dà l’opportunità di una rassegna che per chi vi scrive si annuncia imperdibile. Onore e merito agli organizzatori di Thalassa per aver messo insieme alcune delle menti più feconde della musica italiana dell’ultimo lustro. 

*Antonio Ciarletta scrive per il mensile Blow Up e per il sito www.ondarock.it. 
L'articolo originale "Italian Occult Psychedelia" è uscito su Blow Up 164, gennaio 2012.


ARTISTS


ARCHITEUTHIS REX

Architeuthis Rex ovvero il calamaro gigante visto attraverso gli occhi di Antonio Gallucci e Francesca Marongiu, oppure loro due visti dal calamaro gigante. Una trasmissione in arrivo dallo spazio si inabissa nelle profondità marine, si espande liquida in un mare di suono e riporta a galla scheletri di dub molle.


Architeuthis Rex aka the giant squid, as seen from the eyes of Antonio Gallucci and Francesca Marongiu, or also them as seen from the giant squid eyes. A space transmission dive in the deep sea and is engulfed and expanded by the liquid obscurities, bringing back to surface skeletons of squashy dub.
  

CANNIBAL MOVIE

Mettete assieme delle percussioni tribali forsennate ed un distortissimo organo, calateli nell’immaginario parapsichedelico ed oscuro evocato dai film di Deodato ed otterrete i Cannibal Movie, un torrenziale flusso di suoni visionari ed esotici che rimandano a mondi terribili ed affascinanti.


Put togheter tribal and frenetic drumming with a hyper-distorted italian organ, dip them in the para-psychedelic imagery of the italian films of Ruggero Deodato. What you get is Cannibal Movie, a pouring flow of visionary and exotic sounds which produce visions of terrible and fascinating worlds



ESTASY

Estasy arriva dal mondo delle maschere brutte, dal mondo delle immagini fuori fuoco e delle tivù mal sintonizzate. Estasy arriva dal mondo del sopran(o)naturale. Estasy si nutre di delay e riverbero e della voce degli angeli, si nutre di suoni della natura e di strumenti desueti ed insoliti. Estasy viene a raccontarci gli altri mondi che ha visto stando nel nostro mondo.

Estasy comes from the world of ugly masks, from the world of bad tuned tv sets and out of focus images. Estasy comes from the unearthly and weird worlds you can only dream of. Estasy feed itself on delays and reverbs, on angel voices, on nature sounds and obsolete machinery.  Estasy is here to tell us about other worlds he sees while staying in this world.



ETERNAL ZIO

Eternal Zio è un quartetto che ha trovato in Brianza la sua Stonehenge, la sua Giza o il suo deserto di Nazca. Creano musica libera da ogni schema riportando alle origini dell’uomo il concetto di musica: un tributo agli dei, non abbiamo ancora capito quali.

Eternal Zio is a quartet which found near Milan their Stonehenge, their Giza or Nazca Desert.  They create music without boundaries and free from any scheme, bringing back to the origins of the human being the concept of music: a tribute to the gods, we still don’t know which ones.



FABIO ORSI

Fabio Orsi vanta ormai una decennale carriera come musicista che lo ha visto esplorare diverse sfaccettature della psichedelia elettronica. Dai caldi e luminosi drones degli esordi, conditi di fields recordings e sonorità romantiche, ai più recenti pattern ossessivi ed algidi, il suo lavoro di cesellatore di suoni è riconosciuto internazionalmente come uno dei migliori.


Fabio Orsi has been working on his solo project for almost a decade now, exploring all different shades of electronic psychedelia. From the warm and luminous drones of his early records, built on romantic textures and field recordings, to the most recent obsessive and repetitive patterns, his work as a sonic craftsman gained internationally praise and appreciation.



FATHER MURPHY

I Father Murphy anni orsono hanno intrapreso un percorso che indaga le oscurità dell’animo, le sue contraddizioni e le sue debolezze. Lo hanno fatto in modo unico, personale, plasmando il loro suono attorno al buco nero delle vostre coscienze sporche. I Father Murphy sono la straniante rappresentazione dei vostri dubbi, delle vostre sofferenze, sono la voce salmodiante che vi ripete “non dimenticarti mai che puoi scegliere”.

Years ago, Father Murphy took their path through the dark ends of the mind, its contradictions and weakness. They did it in a unique and personal way, shaping their sound around the black hole of your dirty consciousness. Father Murphy are the estranging mise en scène of your doubts, your misery, they are the chanting voice who keeps repeating to you “never forget you have a choice.”





GIANNI GIUBLENA ROSACROCE

Gianni Giublena Rosacroce, il moniker con il quale Stefano Isaia dei Movie Star Junkies ha dato vita a un progetto che sa di folklore mediterraneo e thè speziati. Musica rilassata che asseconda i ritmi delle dune di sabbia e delle carovane di cammelli. Un viaggio fatto di arabeschi di clarinetto, psichedelica krautorientale e suoni meditativi, che dalle sponde del Po vi trasporta sulle rive del Nilo a bordo di una feluca.


Gianni Giublena Rosacroce is the moniker of Stefano Isaia from Movie Star Junkies, who created a colourful project about mediterranean folklore and scented teas. Relaxes music which indulge on dunes sand and follows camel caravans. A voyage made of elaborate arabesques, krautoriental psychedelia and meditative sounds, which leads from Turin to the Nile banks on a felucca.

  

GOLDEN CUP

Golden Cup è Luca Massolin alle prese con il suo lato più spirituale. Dopo aver militato in temibili formazioni casinare dove il volume la faceva da padrone, è entrato in una dimensione più metidabonda e fertile fatta di suoni caldi ed esotici che montano in un magma solare e colorato.

Golden Cup is Luca Massolin, facing his most spiritual side. After years of being part of fearsome noise combos where volume was the main  language, he entered a more meditative and fertile dimension, made of warm and exotic sounds which build up a colorful sonic magma.



HEROIN IN TAHITI

Ispirati dal classico “spaghetti sound” italiano virato in una versione depressa e paranoica del tipico twang-surf morriconiano, Heroin in Tahiti è una ipotetica colonna sonora di un mondo-movie andato a male. Pensate di bere un frozen Daiquiri su una spiaggia solitaria mentre strafatti guardate immagini in loop di un western di serie Z su una TV scassata mentre all’orizzonte stanno facendo i test atomici a Mururoa.
Se questa fosse la colonna sonora della fine del mondo, non potrebbe essere più dopata.


Inspired by the classic Italian “spaghetti sound” turned into a depressed and paranoid version of the typical twang-surf of Morricone’s scores, Heroin in Tahiti is an hypothetical soundtrack of an old mondo-movie gone bad. Think of drinking a frozen Daiquiri on a solitary beach while watching a poorly tuned TV broadcasting loops of “If You Meet Sartana Pray for Your Death”, while Mururoa tests are happening at the horizon.  If this was the soundtrack of the end, it couldn’t be more doped.




HOW MUCH WOOD WOULD A WOODCHUCK CHUCK IF A WOODCHUCK COULD CHUCK WOOD


HMWWAWCIAWCCW?  È un trio torinese nero come la pece. La loro musica è popolata di fantasmi che svolazzano in un mare di feedback. Una brodaglia malefica  di voci sinistre e lugubri che si avvolgono e contorcono attorno a poche cristalline note di chitarra, unica spirale di luce in un mare di buio.


HMWWAWCIAWCCW? Is a pitch-black trio from Turin. Their music is populated by ghosts who flutter in a sea of feedback.  A maleficent swill of sinister and gloomy voices which wind and contort around the few crystalline guitar tunes, the only bright spiral in a sea of darkness.




M.S. MIROSLAW

Per parlarvi di M.S.Miroslaw, dovrebbe bastare menzionare il fatto che suona un teschio di cavallo modificato ed amplificato. Invece no, M.S.Miroslaw è Mirko degli Hermetic Brotherhood of Lux-Or, dalla Sardegna più ancestrale e sconosciuta. Quello che fa è direttamente legato alla terra sarda, alle religioni arcaiche e alle sue misteriose tradizioni. Un testimone di un mondo sconosciuto ai più.

Is it enough to say that M.S.Miroslaw plays a sacred horse skull as an instrument to define what he does? No. M.S.Miroslaw is Mirko from the Hermetic-Brotherhood of Lux-Or ensemble. He lives in the most ancestral and unknown part of Sardinia. What he does, is strictly related to his earth, to the archaic religions and their misterious traditions.



RAINBOW ISLAND

Nella coloratissima isola dell’arcobaleno non ci sono regole, oppure ci sono ma vengono riscritte di continuo. Tutto è fluorescente e modernissimo, tutto è negroide ed antichissimo. Un guazzabuglio pauroso dove la gioia e il colore si aggrappano instabili a degli schizzati sketch di batteria in libertà.

The colorful Rainbow Island has no rules. Or it has it, but they are constantly rewritten. Everything is fluorescent and modern there, but also negro and ancient. An eerie world where joy and colour are clinging on schizoid sketches of free drumming.


SQUADRA OMEGA

Dalle macerie di un mondo post-moderno, Apollo emerge dagli abissi ed è accompagnato da una tribù psichedelica di suonatori che ne accompagnano l'ascesa: la Squadra Omega.
I fiati spingono, la nebbia si solleva e una nuova era fa capolino. Free-jazz spaceage-cubista sbatacchiato con percussioni no-wave kraut che causano una fusione sonora che porta ad un completo sconvolgimento dei sensi, un attacco contro il lobo frontale che si manifesta in un'allucinazione permanente. Questa è musica dal Terzo Occhio.

From the rubble of a post-post modern world, Apollo is rising and he is accompanied by a tribe of
psychedelic wasteland fellaheen – the Squadra Omega. The winds are shifting, the fog is lifting and a new age is acoming.
Spaceage Cubist-Free-Jazz clashes with Pygmy-Percussion-No Wave-Kraut Rock causing a sonic fusion leading to a complete derangement of the senses, an assault on the frontal lobe and permanent hallucination. This is music from the Third Eye. (M.A.Littler)



EXPO

L' allestimento PLENUM: pozioni grafiche su nastri continui e maschere propiziatorie.

a cura di Re delle Aringhe